non le sopporto quelle facce quando hanno da affrontare queste situazioni. non le sopporto perchè vengono fuori con tutta la loro falsità. la faccia del politico, di governo o di opposizione, anche la faccia del presidente della repubblica, la faccia del giornalista poi non ne parliamo... la faccia del papa, della ministra dell'istruzione, che non parla di una casa dello studente crollata, la faccia di obama che si sente partecipe del nostro (?) dramma...
ma pure la faccia nostra eh, sì la faccia nostra, quando raccontiamo magari dell'amico del cugino, o della cugina dell'amica che stava lì, quando raccontiamo del nostro banalissimo terrore nel momento in cui ci siamo accorti che il letto tremava, con tutta la casa.
che pena gerry scotti che apriva la sua puntata del milionario dicendo che era stata registrata tre giorni prima, e che quindi non aveva i toni "giusti" per l'occasione. capito? si giustificava...!
e mi viene a ridere quando cucuzza fa la persona seria parlando del terremoto abruzzese, con la stessa identica serietà con cui fa il gossip del pomeriggio su raiuno.
tutti si sentono di dover dire qualcosa in merito, quando il silenzio invece sarebbe la miglior cosa. ma chi vi ha chiesto di parlare? qualcuno vi ha chiesto conto di quello che fate? di quello che siete? qualcuno vi ha dato la colpa per essere quello che siete?
tipo quelli che dicono: stasera ovviamente il grande fratello non si fa per lasciare spazio a matrix speciale tg5. ma perchè scusa dire una cosa del genere, perchè sentirsi in colpa a mandare in onda il grande fratello? ma non è ovvio niente non è ovvio! ma perchè, non c'è una tragedia ogni giorno? non c'è ogni giorno un terremoto, un'alluvione, una bomba, una strage? non c'è ogni giorno dolore e morte? se è inopportuno fare il grande fratello oggi allora in base a quale criterio si decide di farlo sempre normalmente?
ma loro sanno che sono due le possibilità in questi casi:
o si tace, facendo finta di niente (ricordo quel capodanno 2007, credo, festeggiato in televisione come se niente fosse, con culi e tette e canzonette, a quattro giorni dal disastro dello tsunami in sri lanka, dopo che tutti fino a un attimo prima avevano speso parole di cordoglio e solidarietà. ma non si poteva rovinare il capodanno agli italiani, col rischio poi che, con la tristezza addosso, non spendevano nemmeno la notte di capodanno);
oppure se ne parla, e se ne parla troppo, fino alla nausea, fino all'ossessione, per toglierci in qualche modo comunque il peso di dosso. parlarne per esorcizzare, dalla mattina alla sera, in tutte le salse, sempre le stesse immagini riproposte all'infinito, finchè non diventano qualcosa di conosciuto, familiare, e quindi rassicurante per noi che siamo qui lontani e non possiamo fare niente.
parlarne, parlarne di continuo per non pensarci veramente, per allontanare la tragedia sempre di più da noi, perchè finisca presto in quell'archivio rimosso di immagini dei ricordi qualunque, insieme a quelle dei film al cinema, delle pubblicità viste nella stazione metro, quelle passate dallo schermo della televisione durante i tg o i reality (che ormai sono la stessa cosa), insieme alle immagini di youtube, di pornotube...
vederne e ascoltarne, per rimuovere. così che se ci dovesse poi capitare di trovarci un giorno o l'altro in una situazione del genere saremmo già immuni, perchè vedremmo tutto dal filtro di uno schermo, quello schermo che ci fa stare a noi di qua, e tutto il resto, bello o brutto che sia, di là.
...ed è così tranquillizzante
lunedì 6 aprile 2009
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